Chi sono io che mi aggiro
Tra le rovine di queste colonne
Qui nella valle dei templi
In cui l’uomo ha costruito
il suo tabernacolo vivente?
Chi sono io che esule vago
In questi campi sterili
Abbandonati all’incuria
Del tempo, tra le macerie
Di sogni, speranze, illusioni?
Non sono nessuno, né valore
alcuno ho, per cui conduco
I miei passi lievi, inosservaqui visse!
Il vaso di Pandora
A Pandora donò Giove un vaso:
Non aprirlo mai, pena l’ esistenza!
Le disse mettendola in guardia.
Ma, ahimé, curiosità la vinse.
Ora i mali insozzano Gaia
mentre Elpis, imprigionata geme
perché all’uomo negato gli è
il suo lenitivo
conforto.
Dicono che abbia riaperto
il vaso Pandora, ma allora, Speme
perché mi hai abbandonato?
Lilith
Ho stracciato le tende:
ho cucito un sacco
rinchiudendo fantasmi.
Lo depongo sul cuscino
accanto a me stasera.
Dopo, spenta la luce,
spalanco la finestra
e sorrido a Lilith.
Inondata della sua
luce mi addormento.
Amici d'infanzia
Su un'ampia distesa salina
la tela della mia vita
attende che ne riprenda
in mano la trama.
Strappi rattoppati, bordi
sfilati, cuciture nascoste,
delle bruciature e un piccolo
punto a giorno a fermare
i miei passi, ormai stanchi.
E poi pieghe e sgualciture
che cerco di distendere.
Tra la trama e l'ordito, ritrovo
Voi, compagni miei d'infanzia.
Rivedo i nostri puerili giochi.
Ripercorro le nostre strade.
Risento le nostre voci gaie.
Quanta nostalgia mi invade
mesta in questa quiete serale!
Cari amici miei di ieri, piccole,
limpide, ombre del mio presente,
soave fragranza di spensierata
giovinezza: come mi mancate!
Un mondo migliore
Voglia di vivere
sull' onda delle emozioni
Voglia di ribaltare
l'usuale e il deja-vu
Voglia di guardare il mondo
a testa in giù...
Desiderio di scoprire
che la legge gravitazionale
è solo un illusione ottica
e che la mela non cada
ma vola risucchiata
dentro il buco dell'ozono.
Che gli uccelli non volteggino in aria.
Che i pesci galleggino fuori dall'acqua.
Che le stelle siano il mio prato,
su cui poggio i miei piedi scalzi,
e non le uniche depositarie
di tutti i miei pensieri segreti.
Che la terra che mi nutre
tenga per se i suoi frutti
ormai incancreniti
e che la via Lattea
sia l'unico cibo che mi sfami.
Voglia di fare le capriole
in un Mondo diverso.
Voglia di vivere in un Mondo migliore.
Punto di rottura
Inciampai in un punto
sui sentieri del karma
infrangendo i miei sogni.
Non ne individuo il senso:
con la ragione comprendo .
Ho un sogno
Tu ne quaesieris, scire nefas
dove vivono i miei sogni.
Forse
tra le pieghe di velluto
del nero mantello della notte.
Forse
negli abissi sconfinati
tra rocce di coralli rossi ,
Forse
sulle innevate e maestose cime,
dove nidificano le aquile,
Forse
dentro un sacro tabernacolo
di un altare sconsacrato.
Forse
nello stagno delle rane,
tra le ninfee ed i pesci rossi:
Forse...
Son certa:
quello non vedrà mai la luce.
Nelle grinfie della mucoviscidosi
Cercavo la vita
ma nel venire al mondo,
per
la pazzia di un gene,
sono precipitato
nella viscida tela
di un infingardo ragno
che, lieto della preda,
continua a tenermi
sotto scacco. Non lo
smuovono a pietà
i rantoli miei né
le parole mie
affannose.
Ogni giorno ingaggiamo
la stessa lotta : io
che
reclamo
la mia ora d’aria,
lui che sbava la sua
mucoviscidosi:
incatenandomi...
Non mi dò per vinto
e in questa muta sfida
si consuma la mia vita.
[La fibrosi cistica è
una delle tante malattie genetiche di cui la scienza non possiede
ancora la chiave di accesso... purtroppo... a Guido con la mia
solidarietà]
Sul finire del giorno
Pelle cadente su
rami rinsecchiti.
Ventre flaccido su
Inaridito utero.
Bocca sdentata.
Canuto il capo.
Lo sguardo spento,
la schiena piegata
dal giogo della vita.
Pensiero guizzante:
sul finire del giorno
e ciò che rimane per
affrontare la Morte
prima che il senno
vada scomparendo.
My fears
Se fossi poeta
Se fossi poeta
Innalzerei altari di parole
per celebrare le tue lodi.
Inebrierei i tuoi sensi
con incenso d’inchiostro
per stordirti la mente e
confonderti il pensiero.
Farei del tuo corpo la mia chiesa
Con settenari in rima,
della tua anima il mio tabernacolo
in endecasillabi sciolti.
Poi, con l’ultima goccia d’ inchiostro,
suggellerei le tue labbra con un bacio
Se fossi poeta
I colori del tramonto
Ti alzi…
Corri…
Ti siedi…
Ti affanni e ti arrabatti
Imprechi e preghi
Piangi e ridi
Or preda di struggenti emozioni
Or vittima dell’inedia
Ami ed odi…
Dal vortice risucchiata
vivi la tua giornata
Il sole si alza, raggiunge
lo zenith e tu indossi spessi
e scure lenti per non
rimanerne abbagliata.
E’ un continuo stringer d’occhi,
e si diventa ciechi
e non ti avvedi che la vita
ti sta scorrendo accanto
fino al sopraggiunger
della fatidica ora:
quella che precede la sera.
Solo allora fermi il tuo
andare e sosti
a scrutare il cielo.
Quanti colori sfumano
in pochi istanti mentre l’astro
lucente va scomparendo!
Sono i caldi colori autunnali,
quelli soffusi che vanno
dal giallo all’arancio.
Non c’è il rosso,
o meglio, non lo distingui.
Non appartiene al tramonto
quel colore vitale e forte
colmo di passione.
Ancor stai ferma:
incredula,
immobile,
inebetita,
mentre
osservi
l’avanzare
della
Nera
Notte.
Tra le pagine
Su bianche pagine
silente s'adagia
una piccola foglia
stanca d'andare.
Abbandono la penna,
ultima resa alla sottile
inedia che ora m'assale,
osservandola muta.
Sulla sua superficie
ripercorro i sentieri
dei miei giorni vissuti
e di quelli che vivrò.
Sulla strada per Emmaus
Larve di pensieri
ingombrano la testa di
un viandante sognatore.
Fardello sulle spalle
procede sul sentiero
sconosciuto della vita.
Raccatta cocci sparsi
su strade polverose
con l'intima speranza
di tramutarli in oro.
Quando il silenzio fa parlare
Così in un fiat sei sparito
Lasciandomi inebetita.
Sfioro con le dita i tasti
di un piano mentre la melodia
vibra dentro il mio cuore.
Volo, su nubi perlacee, verso grigi
orizzonti impalpabili e vacui.
Unico segno tangibile:
il tuo silenzio… Inspiegabile.
Fermo la mano che tenta
di afferrarti in quel vuoto
che tu hai lasciato. Ho deciso:
"Se tu non parli
riempirò il mio cuore del tuo silenzio
e lo sopporterò."*
Firmo la promessa col sangue
che, silente, sgorga dai miei occhi.
[*I versi in corsivo e tra virgolette sono di R. Tagore]
Ansia
Ancora una notte
ad aggirarmi nella quiete
di questa casa addormentata.
Vittima di quel male oscuro
che chiamano Ansia.
Ansia che ti coglie all’improvviso
e che ti impedisce di poggiare
la testa sul cuscino perchè
lei ti spranga la porta del sonno.
Narici secche, gola arida
non riesci nemmeno a deglutire.
Ti senti soffocare mentre, girovaga,
smarrisci il senso dell’orientamento.
Si annebbia la ragione e piangi come
un neonato in fasce. Una domanda,
solo un urlo: Perché?
Mentre le ore passano infruttuose.
Musica è
Musica è:
corpo abbandonato
ad accogliere silenzio
coniugato al suono
che erompe dallo stereo
impregnando le pareti.
Mi circonda…
Mi abbraccia…
Mi accarezza:
Or suadente e morbido,
or vibrante e puro.
A tratti irrompe, fastidioso,
tintinnare di piatti, lì in cucina.
L’irrealtà del sogno che si
incontra/scontra con la realtà
presente e si confonde e si
amalgama, mentre il pensier mio,
volteggiando, si allontana su
una scala in si bemolle…
Silenzi
Come fredde lame
trafiggono il cuore.
Sono scaglie di ghiaccio
su sabbia infuocata.
Sono cirri, d'estate,
presagi di temporale.
Musica senza orchestra
per una voce stonata.
Barriera di vuoto
non infranta dal suono.
Riverbero d’onda
nel ritrarsi del mare.
A piedi scalzi in terra
straniera mi aggiro
in cerca di un senso
che giustifichi la mia
insulsa esistenza.
Di una voce che spezzi
questi freddi silenzi.
Io sono colui che è
Io sono il palpito incontrollato
Il primo vagito del neonato
Il pianto dell’amato abbandonato
L’urlo disumano delle doglie
Il battito ritmico del cuore
Il pulsare del sangue nelle vene
Ed il grondar rugiada dalle foglie
L’urlo smodato della passione
Ed il sapore dell’Eros consumato
L’ inoppugnabile sentenza della Morte
Io sono le mani che implorano
e che concedono clemenza e,
congiunte, si chiudono in preghiera
per invocare un nome.
Io sono l’Amore.
La fede in se stessi
Ci aveva creduto,
sperato, fino alla fine,
sopraggiunta
lasciandogli solo
l’amaro in bocca ed
una cupa sconfitta.
Imprecò contro il suo
Pensiero. Non gli
parve vero potesse
ancor starsene lì
a farsi beffe del suo
stupido candore.
lora chi si offre volontario?
Garantiamo lauti guadagni
e poi una bella indennità
governativa. Una buona
rendita che vi assicurerà
una lussuosa vecchiaia
e da mangiare a sbafo
ed a volontà. Iniziate ad
aprire le tasche e, se ce la
fate, portatevi dietro la famiglia
che da mangiare c'è in
abbondanza alla faccia
del popolo cretino
che abbasserà la testa
al prossimo governante.
Tanto, ormai dovremmo
aver capito che, chi si
accinge a governare,
penserà solo al suo profitto.
Ma non c'è nessuno fra
di voi che si presta come
volontario e senza chiedere
ricompensa alcuna?
Solo a lui sarà assegnata
la palma d'oro della Storia.